Ricordi di una quarantena

Ricordo il 21 Febbraio quando appena rientrato da un breve viaggio all’estero salutai la mia famiglia con un sincero e sicuro “ci vediamo tra qualche settimana” e dal mio piccolo paese nella provincia di Bergamo mi diressi a Teramo per l’inizio delle lezioni universitarie.

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Quarantena a testa in giù

Caro diaro,

proverò a raccontarti brevemente come ho vissuto la mia esperienza di quarantena. Credo che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato quello che poi si è verificato. Non mi sarei mai aspettata un blocco e una chiusura totale; avevo lasciato anche le scarpette nello spogliatoio della scuola di danza. Quello che personalmente mi è pesato di più è stato lo sgretolarsi dei vari progetti in programma: concorsi di danza per le mie allieve, spettacoli, esperienza estiva negli USA con tanto di corso in lingua e di corsi di danza, viaggio in Perù. Come quando corri e ti trovi all’improvviso un muro davanti!

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Smart working e quarantena

Il 10 marzo 2020 il mondo che conosciamo, si è improvvisamente arrestato. E’ stato un po’ come vedere una Ferrari che procede a 200 Km orari alla quale viene tirato, d’improvviso, il freno a mano. Tutte le azioni che fino a quel giorno mi erano familiari come abbracciare un amico, prendere un treno o un aereo, dare una stretta di mano, mangiare al ristorante, andare dal parrucchiere, sono diventate “proibite”.
Io sono una studentessa un po’ avanti con gli anni (ho intrapreso la carriera universitaria per migliorare la mia posizione lavorativa) e ho vissuto il periodo del lock down con molta ansia, sia per il mio futuro ma soprattutto per quello dei miei figli. Mio figlio maggiore è proprietario di un ristorante ed in una notte si è trovato senza lavoro. Io lavoro in una pubblica amministrazione ed in due giorni mi sono dovuta inventare, insieme ai colleghi, lo “smart working”, un sistema di lavoro che per chi conosce la burocrazia della pubblica amministrazione, è impensabile perché a noi “piace vivere in mezzo alle scartoffie”, agli archivi polverosi, alle penne ed alle matite.

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White diary

8 Dicembre 2019. Alcune persone vengono ricoverate per “una strana polmonite” a Wuhan, grande capoluogo della provincia di Hubei, Cina. Io sto organizzando un viaggio, ho bisogno di aria, l’aereo mi fa sempre bene, vorrei optare per Firenze ma.. No, credo che stavolta andrò a Milano, meglio pensarci dopo le feste però.

31 Dicembre 2019. Qualcuno dall’altra parte del mondo grida, in una lingua che non conosco, qualcosa su una minaccia, un nuovo virus pare. Io sono già arrivato quasi sbronzo al grosso cenone, tempo di rimpinzarmi a tal punto da non riconoscere più le differenze di gusto tra i vari cibi e poi di nuovo in strada.

1 Gennaio 2020. Dei grossi e pesanti sigilli bloccano una piazza, persone tossiscono in gruppo mentre vengono trasportate in grandi ospedali bianchi. Io credo di essere a casa di qualcuno che non conosco, questo divano è scomodo e, ancor prima di aprire gli occhi, sento quella che credo essere la testa di qualcuno che dorme sulla mia gamba. Quando mi sarò ripreso, farò qualche domanda, per adesso ho ancora sonno..

9 Gennaio 2020. Un uomo nella propria abitazione esala il suo ultimo respiro, a fatica. Una morte come tante, la fine di un ciclo a cui tutti sono destinati, niente di più, niente di meno. Eppure, di tutte le persone morte oggi, ricordiamo solo lui. Avrà fatto qualcosa di grandioso? Sarà stato una figura importante, degna di finire tra le pagine della storia? E’ facile intuire la risposta, considerando che, di questo individuo, ironicamente celebre solo nella sua morte, non si conosce neanche il nome. Io sono arrabbiato, pensavo di partire tra una decina di giorni, ma i soliti impegni ed imprevisti non mi lasciano spazio. Ho deciso, inizio Febbraio mollo tutto, zaino in spalla e poi si vede.

28 Gennaio 2020. Le camere d’ospedale sono sature di individui, alcuni giacciono immobili sui letti, altri con maschere e grosse tute bianche si spostano come fantasmi tra una stanza e l’altra, la tosse peggiora. Oggi pensavo di andare al cinema, chiamo un paio di amici e poi si sceglie cosa guardare. Mal che vada, ci ritroviamo a guardare qualcosa su Netflix a casa dei soliti amici.

31 Gennaio 2020. Qualcuno parla di problemi di tipo sanitario a Roma, due cinesi “infetti” confinati in ospedale, che esagerazione. Cavolo, però anche Roma mi manca, non mi dispiacerebbe andarci appena tornato da.. MILANO. Devo ancora preparare la valigia e cercare un bed and breakfast!

3 Febbraio 2020. In Cina oltre 20 milioni di persone sono prigioniere nelle proprie case, il virus sembra inarrestabile. Io sono finalmente arrivato a Milano, oggi penso di visitare un paio di mostre d’arte e poi di andare a trovare dei vecchi amici. Cavolo se gira una brutta influenza, la gente tossisce molto, ultimamente.

-Alcune pagine sono illeggibili, altre sembrano essere strappate-

16 Febbraio 2020. Dannata Italia e i suoi trasporti, prendere aerei e treni sembra impossibile. Ho optato per l’autobus, 8 incredibili ore di autobus verso casa. Nel mentre mi sono informato su questo virus, il “COVID-19”, adesso capisco il perché di tutte quelle mascherine e perché muoversi sta diventando così difficile. Troppo rumore per quel 2% di mortalità.

21 Febbraio 2020. L’intero nord Italia è sotto chiave, si teme una crisi sanitaria senza precedenti. Le persone fuggono di notte, come ladri, per cercare forse posti più sicuri, rendendo inconsciamente, pericolosi anche quelli. Io cerco di ricostruire la mia routine, riempiendo tutti i buchi che mi sono lasciato alle spalle, partendo con così poco preavviso.

8 Marzo 2020. Al tg hanno appena parlato di un possibile blocco totale del nord Italia in quanto zona rossa, ho sentito i miei amici, dicono che rimarranno buoni in casa per un po’ perché per le strade sembra aver vinto il panico.

8 Marzo 2020 P.S Mi chiamano gli amici “di su”, sembrano molto più spaventati di stamattina. Mi dicono di rimanere in casa e di fare molta attenzione perché pare che la notizia del possibile blocco abbia lasciato spazio all’isteria e che in moltissimi si siano riversati in treni ed autobus per scendere qui al sud. Cani maledetti. Posso capire la paura, ma una mancanza tale d’amor proprio e di senso civico mi manda in bestia.

9 Marzo 2020. Il Governo decide di prendere quella che, ormai, sembra essere l’unica decisione sensata. Blocco totale, l’Italia è ufficialmente in quarantena. Sono attonito, ma in parte sollevato, questa potrebbe essere una nuova, piccola, vacanza.

-Il resto delle pagine sembrano essersi sbiadite, tutto ciò che è ancora leggibile sono date, scritte alla rinfusa-

Terminato quello che è, di fatto, un mio immaginario diario pre-quarantena, posso ora esprimermi lontano dalle limitazioni di date e luoghi. Non per scelta sia ben chiaro, bensì per necessità. In questo periodo, non vi sono luoghi e date di cui parlare, il tempo sembra essersi fermato, o meglio, distorto. Ricordo distintamente giorni lunghi come settimane e settimane lunghe come giorni. La paura, ahimè non filtrabile dalle grosse mascherine di cui tutti si stanno prontamente munendo, rende ogni interazione umana dubbiosa e “sporca”, come se nessuno dovesse lasciare residui del proprio passaggio nelle reciproche vite.

Devo ammettere però che, come facilmente si evince dalle pregresse righe, questo fenomeno non mi ha coinvolto da subito. Inizialmente sembrava una cosa così lontana da non meritare attenzione, soprattutto nella turbolenta vita di un ventenne e questo le ha permesso di avvicinarsi sempre di più a passo neanche poi così leggero, alla vita di tutti, mordendo alla gola il nostro tempo.

Ho approfittato della quarantena per riscoprire molte parti di me stesso, a cosa riesco a resistere, a cosa posso rinunciare, ma al contempo di cosa mi è impossibile privarmi e a cosa non desidero dire di no.

Ho ascoltato vecchi album ormai sbiaditi nella mia mente, rivivendo vecchie giornate passate ad ascoltare un singolo brano all’infinito. Ho consumato piattaforme di streaming cercando disperatamente qualcosa di nuovo su cui concentrarmi, invece di continuare ad osservare quella lancetta che sembrava talvolta fermarsi, anche solo per aspettare che io smettessi di fissarla. 

Il mondo, nel frattempo, sembra aver gradito la nostra assenza, lo sconvolgimento dei nostri equilibri sembra aver riassestato quello della natura, ma dubito che, passata la tempesta, i nostri rapporti col mondo possano diventare più miti.

Detto questo, immagino che ci sia solo un modo per definire in maniera perfetta ciò che questo virus ha creato nella vita di tutti, attraverso la quarantena: il resto di questo foglio.

Una pagina bianca, silenziosa, solitaria e amorfa.

A cura di Loris Esposito.