Smart working e quarantena

Il 10 marzo 2020 il mondo che conosciamo, si è improvvisamente arrestato. E’ stato un po’ come vedere una Ferrari che procede a 200 Km orari alla quale viene tirato, d’improvviso, il freno a mano. Tutte le azioni che fino a quel giorno mi erano familiari come abbracciare un amico, prendere un treno o un aereo, dare una stretta di mano, mangiare al ristorante, andare dal parrucchiere, sono diventate “proibite”.
Io sono una studentessa un po’ avanti con gli anni (ho intrapreso la carriera universitaria per migliorare la mia posizione lavorativa) e ho vissuto il periodo del lock down con molta ansia, sia per il mio futuro ma soprattutto per quello dei miei figli. Mio figlio maggiore è proprietario di un ristorante ed in una notte si è trovato senza lavoro. Io lavoro in una pubblica amministrazione ed in due giorni mi sono dovuta inventare, insieme ai colleghi, lo “smart working”, un sistema di lavoro che per chi conosce la burocrazia della pubblica amministrazione, è impensabile perché a noi “piace vivere in mezzo alle scartoffie”, agli archivi polverosi, alle penne ed alle matite.

Siamo poco inclini ad usare archivi digitali, posta certificata, firma digitale: insomma pur essendo da anni attiva la digitalizzazione della pubblica amministrazione, eravamo ancora agli esordi. I primi giorni non è stato facile, ma ad oggi devo dire che non è poi tanto male lavorare da casa, anche se il contatto con i colleghi mi manca molto. Mi è mancata molto anche la routine quotidiana, che scandiva i miei giorni. La casa, è stata trasformata in tanti uffici. Al piano terra mio figlio seguiva le lezioni on line della sua università, al primo piano mio marito in “smart working”, al secondo piano il “mio ufficio”. Fili che attraversavano la sala da pranzo, perché il wi-fi con troppi apparecchi connessi andava un po’ in sofferenza e quindi qualcuno di noi si è attaccato direttamente al modem. Chiusi in casa, abbiamo però goduto della bellezza della natura. Nel mio piccolo giardino abbiamo passato giornate intere (io, mio marito e mio figlio minore che ancora vive con noi) godendo di una primavera meravigliosa, che non si vedeva da anni o forse ero io che tutta presa dal tran-tran quotidiano non avevo più fatto caso a quanto è bello potersi fermare di fronte ad un albero in fiore.

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