Il sessantotto. Si fa coincidere con questa data un’ondata di contestazioni studentesche e manifestazioni che si è diffusa, quasi contemporaneamente, in molti paesi del mondo come Stati uniti, Francia, Italia, Germania ,Cecoslovacchia e altri.
I motivi per cui questo movimento contro-culturale e anticonformista sorse in ogni parte del globo erano disparati, ma,in linea generale, ciò che questi ragazzi volevano era la fine dell’ingiustizia sociale, del razzismo e della guerra. Si scagliavano contro il capitalismo e la società schiava dei consumi che esso aveva generato, creando nelle persone bisogni sempre più innaturali e non necessari da soddisfare.
Tutto è cominciato nelle aule universitarie in cui aggregazioni spontanee di studenti volevano cambiare la società e liberarsi delle sue regole rigide e autoritarie.
Nello specifico, in Italia, si protestava contro la riforma universitaria e si rivendicava il diritto allo studio anche alle classi meno abbienti .
Pubblicata nel ’73 nell’album ‘Storia di un impiegato’, ‘La canzone del maggio’ di Fabrizio De André parla proprio di quei giorni di fermento e protesta. Il testo è liberamente tratto da una canzone di cui il cantante si innamorò, cantata durante le rivolte del maggio francese. In un primo momento De André si limitò a tradurla, mentre in seguito la modificò rendendola più vicina alla realtà italiana e trasformandola in quella che oggi conosciamo. Analizzando il testo ,infatti , vediamo come questa canzone racconti il sessantotto Italiano.
“Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti. “
Fin dall’inizio della prima strofa è chiaro che la canzone non è rivolta a coloro che sono in scesi in piazza a protestare, ma a quelli che non hanno partecipato. Infatti, grazie al riferimento alla fiat millecento, macchina a quei tempi simbolo di una certa agiatezza sociale, capiamo che De André sta parlando proprio al proprietario di quell’automobile, al borghese che, ancora una volta, ha deciso di chinare il mento di fronte all’autorità e di non agire.
“E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.
Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciandoci in buonafede
massacrare sui marciapiede
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c’eravate. “
Mentre agli inizi la rivolta era di matrice studentesca, in seguito, alle proteste degli studenti si aggiunsero, facendo fronte unito, gli operai. Le fabbriche vengono occupate, così come era già stato fatto precedentemente con scuole e atenei. Insieme, operai e studenti scioperano per un’istruzione aperta a tutti, per un salario equo, per una nuova riforma scolastica, per la riduzione degli orari di lavoro e per ogni forma di giustizia sociale. Proprio in questo periodo la rivolta si inasprisce e tocca quasi l’insurrezione, assumendo toni più cruenti. Nascono i primi gruppi extra parlamentari come ‘lotta continua’ e ‘movimento operaio’ e diventano guida ai moti di protesta. Le richieste degli scioperanti non vengono accolte, le scuole iniziano ad essere sgomberate e i cortei spesso culminano in scontri violenti con la polizia. In queste due strofe De André attacca l’indifferenza del borghese impaurito che, pur di non disobbedire, chiude la porta mentre fuori la protesta va avanti e giovani studenti vengono picchiati e arrestati ( le ‘pantere’ di cui si parla sono appunto le macchine della polizia). La borghesia , non essendosi schierata, pensa di essere innocente, mentre in realtà ha le mani sporche tanto quanto coloro hanno represso le manifestazioni.
“E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le “verità” della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.”
La borghesia può raccontarsi e farsi raccontare dalla televisione e dai giornali che niente è cambiato e che nulla sia successo, ma la verità è che la rivoluzione culturale è ormai iniziata. Il cambiamento è ormai tangibile : le donne hanno iniziato ad indossare i pantaloni, gli innamorati possono baciarsi per strada, i ragazzi si fanno crescere i capelli lunghi; Non è un caso se proprio nel settantuno viene prodotto il primo marchio di jeans italiano con un nome e uno slogan irriverenti come ‘Jesus Jeans, chi mi ama mi segua’.
“E se credete ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.”
I moti di protesta terminano in seguito alla strage di Piazza Fontana, avvenuta il dodici dicembre del ’69. Una bomba fu fatta esplodere al centro della piazza gremita di persone; era l’inizio degli anni di piombo. La maggior parte dei giovani cercò di sfuggire alla violenza andando a vivere nelle comuni, nuove forme di raggruppamento sociale al di fuori della concezione borghese della famiglia. Esistevano comuni agricole, mistiche, politiche, ciò che avevano in comune coloro che vi andavano a vivere ,era il desiderio di estraniarsi dalla società e vivere con nuove regole.Si assiste così a un riflusso dei moti di protesta e un relativo ritorno all’ordine.
Nell’ultima strofa il cantautore ribadisce che la protesta non è finita e che se anche loro l’hanno ignorata, questa è ancora viva. Infatti, alcune delle richieste dei manifestanti furono successivamente accolte e alcuni obbiettivi raggiunti : nel ’70 venne varato lo ‘Statuto dei lavoratori’ e nel ’74 si tenne il referendum abrogativo sul divorzio.
Ogni strofa della canzone si conclude con queste parole “Per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti”. Tramite queste righe, non riportate nel testo originale ma scritte personalmente da De André, il cantautore accusa coloro che non hanno fatto una scelta e,da ignavi, hanno lasciato che gli altri agissero per loro senza comprendere che la storia non permette di essere fuori o dentro di essa : la storia è ovunque e qualsiasi scelta, anche la scelta di non scegliere, ha le sue conseguenze e la influenza.
Chiara Giovannone.